Alessandro D’Andria (C’è Degrado)

 

 

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La mia arte è generata da tutto quello che c’è di marcio

per il resto c’è Degrado.

L’artista Alessandro D’Andria, nato a Salerno nel 1989, si diploma nel 2008 nel liceo Artistico della sua città dove sin da subito capisce ciò che l’aiuterà ad esprimersi per modi dei suoi anni. Questo giovane artista si sta incamminando in un percorso di ricerca artistica pura: lo sviluppo di un linguaggio personale in cui colpito dal genio indiscusso di Salvador Dalì e dal graffitismo metropolitano di Keith Haring inizia a fantasticare su fogli e tele.

Alessandro ha molto da raccontare con colore e rappresentazioni non convenzionali che lo portano a dare una lettura nuova e uno sguardo “polemico” verso una cultura dalla quale non si sente rappresentato.

Nella prima fase le sue opere sono molto confusionali ed intrecciate formate da colori molto vivi, piccoli disegni, elementi e tratti infantili che ipnotizzano lo spettatore.

L’obiettivo principale è quello di creare qualcosa di onirico e contestualizzarlo in ambito reale.

Tutti gli elementi, le figure, etc. sono rappresentate quasi in maniera claustrofobica per dar vita ad un unico soggetto.

Nella seconda fase l’artista si rifà all’interpretazione personale della sua vita, per la sua ricerca pittorica dove indaga e sperimenta una visione molto personale del “Degrado “ che lo circonda.

Le tele si ingrandiscono e i soggetti diventano singoli superando quella fase del “nascondere” influenzato dalle letture di Charles Bukowski.

Quest’ultimo, maggior esponente del “realismo sporco”, riesce a dare voce a quello che Alessandro cercava di rappresentare.

Lo scopo rimane quello di raccontare la vita in maniera cruda sotto tanti punti di vista, ma nello stesso tempo creare un diversivo che possa rendere più leggera e piacevole la visione.

Chi si trova dinnanzi le tele del giovane artista ha un senso di imbarazzo nell’osservare la sfrontatezza con cui egli mette su tela i più piccoli dettagli degli organi sessuali, i colori improponibili o le forme eccessive dei seni o la naturalezza con il quale trasforma i più banali animali nelle metamorfosi umane, da cui per l’Artista semplicemente un sinuoso corpo femminile si tramuta in gambero o pesce rosso.