Claudio Semino

Claudio Semino è nato a Genova nel 1951, dove si è diplomato al Liceo artistico statale.

 semart@katamail.com

La sua attività artistica, iniziata nei primi anni ’70,  ha alternato periodi di intensa attività espositiva, a periodi, come negli anni ’80, in cui la presenza in mostra è stata  sporadica, dando la preferenza allo studio e alla sperimentazione di tecniche e di materiali che gli permettessero di esprimere su basi nuove la propria sensibilità artistica. A coronamento di questo percorso è nata con gli inizi degli anni ’90 una nuova e intensa attività espositiva, che insieme alle nuove immagini risultato di tale lavoro ha portato l’artista ad essere sempre più apprezzato dalla critica e dal pubblico. Tale iconografia, mediata da una combinazione di metafisica, surrealismo e ironia, porta alla creazione di immagini che con un processo di sedimentazione onirico concettuale, si formano all’improvviso nella mente dell’artista e che egli definisce “flash-back” della memoria.

“…Nella mia opera cerco di infondere un po’ della mia sensibilità, con un po’ di quell’ironia che la vita ci riserva, con quel senso metafisico che ci accompagna, con il surreale che si nasconde e si insinua in molte situazioni, con l’amore per quei maestri e con quei colori che si accendono nella mia mente come flash-back della memoria e come tali si fissano sul supporto pittorico.” (Claudio Semino)

Siamo tutti santi

Cominciamo con il dire che l’oca (e qui probabilmente cominciamo già con gli errori di valutazione), è utilizzata come comunemente identificata, cioè, come simbolo di stupidità, di essere facilmente raggirabile e di scarsa intelligenza.

La figura umana al contrario tenderebbe ad essere identificata come rappresentazione della razionalità e dell’intelligenza, la perfetta rappresentazione dell’essere superiore.

Tutto sembrerebbe quadrare, sennonchè noi essere umani diamo un significato di comodo a tutto ciò che vediamo e a ciò che facciamo, proiettiamo cioè un significato ed una valenza che trascende quella che è la realtà oggettiva sostituendola a quella che è la nostra “cultura” la nostra “tradizione”, le nostre certezze culturali e sociali, le nostre “assolute” convinzioni.

Nelle mie opere c’è la metafora di tutto questo, c’è il tentativo di rappresentare graficamente ciò e non ha nessuna importanza il genere del soggetto umano in esse rappresentato, figura femminile o maschile, bimbo o bimba che sia, perchè è l’uomo nella sua interezza di genere umano che vuol essere rappresentato.

E’ vero che più spesso la figura umana è rappresentata dalla figura femminile, ma ciò dipende probabilmente da una maggiore piacevolezza del quadro in sé e non ha nessun nesso di valutazione o di spregio dell’essere donna, anche perché nel costante sforzo di essere il meno banale possibile sarebbe questa una banalità talmente di bassa lega da sentire offesa la mia modesta intelligenza.

In conclusione dunque la mia  opera vuol essere una presa d’atto della natura umana, dove ognuno di noi si erge alternativamente a vittima e carnefice nelle nostre quotidiane, piccole e grandi certezze, in un mondo dove tutte le società indistintamente creano i propri miti e alimentano le loro intolleranze, innalzando e dando valore assoluto a ciò che è rappresentato dall’oca e che è invece la rappresentazione di un pensiero.

Ecco allora che le immagini si sovrappongono in un continuo scambio di ruolo e il nulla diventa assoluto.

Nei miei quadri dunque, l’oca ha un po’ la funzione del “memento mori” o “ vanitas” delle pitture secentesche, per ricordare che non tutto ciò che appare è.

Solo allora forse riusciremmo prima di trarre frettolose conclusioni ad aprire per un attimo le nostre menti e riconsiderare in maniera più positiva le nostre “ certezze”.

Dal punto di vista prettamente tecnico, aggiungo che in questa serie di opere ho privilegiato l’uso del bianco e nero per meglio concentrare l’attenzione sul messaggio piuttosto che essere distratti dalla più o meno piacevolezza del colore e dai rapporti tonali.

L’uso del rosso e l’inserimento di alcuni elementi tende anche a richiamare assonanze con la cultura orientale proprio nella convinzione del’universalità che lega il messaggio con le varie culture.

Opere Astratto – Informali

In questi quadri (Astratto – Informali) ho cercato di unire spirito e materia.

Dire quasi l’unione tra la “materialità” cara all’Occidente, con il senso di spiritualità più vicina alla cultura Orientale. In maniera minimale, perché le parole ( i colori) non hanno bisogno di essere urlate/i per essere sentite/i.

I materiali sono semplici. Pasta di pomice impastata direttamente con colore acrilico o preferibilmente con il pigmento in polvere e stesa con una spatola come un intonaco, seguendo le note della musica, di una determinata nota, o cercando di dare il senso di un intero brano, di una emozione suscitata.

In realtà mi rimane difficile dover dare un senso logico al mio operare, in questi, in maniera particolare e in senso generale per quanto riguarda il mio fare “arte”. E’ vero che in certe opere o cicli tematici un pensiero di fondo guida la costruzione ma è altresì vero che certi segni, certe espressioni pittoriche, scaturiscono in maniera spontanea, bagaglio di quanto quotidianamente, nel corso della nostra vita, ci ha insegnato ed emozionato.

Seppure all’uomo sia costantemente chiesto di dare un senso al suo agire e dimostrare  di avere il dominio logico e razionale sulle proprie azioni, onde dimostrare le proprie capacita di razza superiore, qualcosa sfugge al controllo.

E’ allora che ti senti nudo di fronte al mondo. Vorresti dimostrare la tua intelligenza, spiegare il perché di quel colore, di quel tocco, di quella pennellata, ma la voce manca, il silenzio urla.

Perché penso che per ogni pittore, ogni artista, l’esigenza più grande sia quella di lasciare un “segno”, una testimonianza di sé, parlare agli altri in modo che gli altri sentano quel segno, quei colori come parte si sé stessi.

Perché chiedere il perché ad un artista è come chiedere perché si ama e si odia, perché sorge il sole, perché volano le farfalle mentre l’uomo tiene  i piedi ben piantati per terra surrogando queste capacità innate nelle farfalle con la tecnologia.

Perché chiedere cos’è l’arte e il perché si fa arte è un po’ come svelare (se ciò fosse possibile) i segreti del mondo.

 Tra le principali mostre ed esposizioni: 1991: Galleria d’arte ”Alba” (Ferrara) 1992: Palazzo Rocca (Chiavari GE) 1993: Euro Art Expo (Verona) 1994: Villa Durazzo (S. Margherita L..e GE) Etruria Arte (Venturina  LI) Associazione Artisti di Genova (GE) 1995: Galleria ”Punto Arte” La Spezia 1996: Vicenza Arte í96 (Vicenza) Arte a Pordenone í96 (Pordenone) 2002:Galleria d’arte ”Tavarone” (Genova) 2003: Galleria ”Centro Arte Moderna” (Pisa) 2004: Galleria ”Babele Art Gallery” (Piacenza) Galleria S.Donato (Genova) Galleria ”Centro Arte Moderna” (Pisa) Galleria ”Tavarone” (Genova) 2006: Galleria ”Centro Arte Moderna” (Pisa) 2010: Galleria ”Centro Arte Moderna” Rassegna ”Arte in Toscana” (Pisa) 2011: ”Vernice Art Fair” (Forlì) ”Giorni d’Arte” (Carrara) Galleria ”Centro Arte Moderna” (personale) (Pisa) 2012: Galleria ”Centro Arte Moderna” Rassegna ” Arte sulle rive dell’Arno” Associazione Culturale Satura, ”SaturARTE 2012” (Genova) (premiato) Selezionato per il Progetto ”Artetiv˘Lab” di Emanuela Orler (Marcon)-Ve- Collettiva ”Spazio Invelvi 11” , Dizzasco (Co) 2013: Rassegna Artisti Contemporanei, ”Spazio Intelvi 11”, Dizzasco (Co) Galleria ”Satura Art Gallery” Collettiva ”LiberArte”, (Genova) Showroom Ulisse (con ArtetivuLab) (Grosseto)  “Arte Genova 2013”, IX Fiera arte moderna e contemporanea, (Genova) Galleria ”Centro Arte Moderna e Contemporanea” Rassegna ”Arte sulle rive dell’Arno” 2015: “Colors … una estate a colori”  – Pisa- Centro Arte Moderna 2016: Arte sulle Rive dell’Arno – Pisa- Centro Arte Moderna ArteGenova Artista premiato a SaturArte 2016